Statua di Girolamo Fracastoro
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Girolamo Fracastoro, nato a Verona nel 1476-1478 ca. e morto ad Affi (VR) il 6 agosto 1553, fu un medico, filosofo, astronomo, geografo, teologo e letterato del rinascimento italiano. Fracastoro incarna pienamente il modello dell’uomo rinascimentale per i suoi innumerevoli interessi che seppe coltivare con notevole talento. Fu professore di logica all’Università di Padova, nonché collega e amico di Niccolò Copernico. È ritenuto uno dei fondatori della moderna patologia: il trattato De contagione et contagiosis morbis (1521- 1530) è considerato infatti pionieristico per la metodologia scientifica moderna. In campo astronomico sembra essere stato il primo ad aver descritto uno strumento ottico, realizzato e divenuto solo anni dopo il celeberrimo cannocchiale di Galileo Galilei.
Sul basamento della statua si legge: Hier [onimo] Fracastorio / Pavlli philippi f[ilio] / ex pvblica avctoritate / dicata / an[no] sal[utis] mdlix. La statua datata nel 1559, si erge sopra l’arco che collega la Loggia del Consiglio e la casa della Pietà, sopra via delle Fogge.
Fracastoro è rappresentato a figura intera con una lunga veste che gli ricade ai piedi, riecheggiante l’abbigliamento romano; tiene in mano il mondo, ribattezzato la “bala de Fracastoro”, dove “bala” è il termine dialettale che indica la palla. La sua posizione, sopra il punto di passaggio per il vecchio tribunale da parte di giudici e avvocati, era vicina a tutti i palazzi del potere del tempo. Secondo la leggenda, la palla sarebbe caduta sulla testa del primo galantuomo che sarebbe passato sotto l’arco.
L’autore è Danese Cattaneo, nato a Colonnata (MS) nel 1512 circa, e morto a Padova nel 1572. Trasferitosi a Roma giovanissimo collaborò con Jacopo Sansovino; già nel 1527 si allontanò dalla città a causa dell’arrivo delle truppe di Carlo V d’Asburgo e del sacco di Roma. Si trasferì a Venezia dove conobbe Pietro Aretino ed entrò in contatto con Torquato Tasso, impegnato nelle prime fasi della stesura della Gerusalemme Liberata. A Venezia egli si dedicò alla stesura del poema epico, Amor di Marfisa (1562) e intraprese la scrittura del poema celebrativo Vittoria Navale, prendendo spunto dalla battaglia di Lepanto (1571).Tra le sue opere più note si ricordano i monumenti funebri a Giano II Fregoso (Verona, S. Anastasia, 1565) e al Doge Loredan (Venezia, basilica dei SS. Giovanni e Paolo, 1572) e i busti di Pietro Bembo e Alessandro Contarini (Padova, basilica di Sant’Antonio).
Fonte: guida "Le statue di Verona", progetto e cura di Luca Leone, pubblicata ad agosto 2015 con il sostegno del Comune di Verona.
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