Bocche delle Denunce
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Passeggiando per il centro storico di Verona, davanti allo sguardo solenne di Dante, è possibile imbattersi in strane facce con la bocca spalancata, poste sul muro del Palazzo della Ragione.
Tali opere non sono l'effige di una famiglia nobile, ma "buche delle lettere" di origine medievale per accogliere le denunce rivolte dai cittadini alla magistratura locale denominata "Boche per le Denunzie Segrete", o in veneziano “Boche de leòn”. Si presume che vennero introdotte dopo il tentativo di colpo di stato da parte di Baiamonte Tiepolo nel 1310.
Le Bocche presenti a Verona, di origini settecentesche, erano devote a due usi: quella posta sul lato in via Dante raccoglieva le denunce contro pratiche proibite, maneggi, brogli conventicole e contrabbandieri da seta ("Denoncie secrete contro contrabandieri di sede e chi tenisse cavaleri o fornelli da tirar seda senza bolleta"), mentre quella posta sulla facciata di Piazza dei Signori e collegata agli uffici della Camera Fiscale era dedicata alla raccolta delle denunce contro gli usurai ("Denunzie secrete contro usurarj e contrati usuratici di qualunque sorte"). Queste bocche però non sono le uniche presente sul territorio veronese: nel passato si narra di bocche presenti nelle fortezze di Peschiera e Legnago, ma le uniche ancora visibili si trovano a Cologna Veneta nel Castello Scaligero e a Sanguinetto, nel cortile interno del castello.
La denuncia, per essere considerata valida, doveva avere il supporto di prove sostanziali e la conferma di almeno tre testimoni. In mancanza di ciò, la denuncia veniva bruciata. Le denunce potevano essere rivolte a vari tipi di reati, dall’evasione fiscale al contrabbando, ma le più gravi erano le accusa di tradimento e cospirazione ai danni dello Stato.
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