Il Carnevale veronese
- REDAZIONALE
Posso immaginare che parlando di Carnevale in Veneto la vostra mente vada immediatamente ai magici colori del Carnevale di Venezia. Celebre in tutto il mondo, con le sue caratteristiche maschere al cui fascino è impossibile resistere, il Carnevale in laguna non è, però, l’unico evento del periodo precedente la Quaresima a vantare una così radicata e sentita tradizione. Tra i carnevali più antichi d’Europa troviamo, infatti, proprio il Carnevale di Verona, meglio conosciuto come Bacanal del Gnoco.
Una festa di antichissima origine
Per conoscere la genesi del Carnevale veronese dobbiamo fare un tuffo nel passato, più precisamente nel XVI secolo, quando la città di Verona, conseguentemente ad alcune devastanti inondazioni del fiume Adige e alle scorrerie dei Lanzichenecchi di Carlo V, che combattevano Francesco I in Lombardia, era ridotta ad una situazione di gravissima carestia. Viste le circostanze, i pistori (fornai) avevano cresciuto il loro calmiere per la produzione del pane e, essendoci scarsità di moneta per il suo acquisto da parte della popolazione e scarsità di interesse a produrlo da parte loro, avevano deciso di bloccarne sia la produzione che la vendita di quello già pronto. La fame, come spesso accade, ha fatto insorgere il popolo veronese in quel di San Zeno in data 18 giugno 1531, il quale ha assalito i fornai al fine di accaparrarsi pane e grano. La carità di alcuni cittadini, che a proprie spese hanno deciso di contribuire al vettovagliamento degli abitanti più poveri del rione, ha scongiurato la catastrofe, sedando la rivolta. Secondo la tradizione, tra i caritatevoli cittadini c'era anche il medico Tommaso Da Vico, ufficialmente riconosciuto come l’istitutore del Bacanal del Gnoco, il quale ha perpetuato l’iniziativa disponendo nel suo testamento che ogni anno fossero distribuiti ai sansenati pane, vino, burro, farina e formaggio.
Gnocchi per tutti!
Numerose sono le ipotesi sulle origini del Carnevale veronese. Giambattista Da Persico ritiene che la Festa del Venardì Gnocolàr (anticamente detta del Venardì Casolàr, dal latino “caseum”, formaggio, in quanto in origine gli gnocchi erano conditi solo con burro e formaggio e non erano di patate, tubero arrivato in Europa solo dopo la scoperta dell’America) risalga al 1405, con l’ingresso della città nella Serenissima Repubblica. Secondo i racconti dello storico Zagata:
Una volta tornati i nostri ambasciatori, il Carroccio, dopo ben due secoli di dimenticanza, fu tirato fuori dall'Abbazia di san Zeno e recato in solenne processione nella grande piazza, mentre su di esso i capi dei magistrati inalberavano il glorioso stendardo di san Marco avuto in dono dal Doge della Serenissima.
Tale carro allegorico, il Carro dell’Abbondanza, pare essere stato un richiamo a quel carroccio veneziano, così come il bandierone di carta alludeva allo stendardo. Se consideriamo, poi, la grande carestia che colpì Verona nel 1406, sembra più che plausibile che il nuovo governo abbia voluto conquistare il consenso del popolo istituendo la Festa dell’Abbondanza, con "largizioni di commestibili e coll'apparato di quegli arredi, coi quali pochi mesi innanzi s'erano in trionfo portate e poste le insegne del nuovo dominio".
Un'altra ipotesi vede le origini del Baccanale nella più antica Festa di tutto il Popolo, istituita nel 1208 da Ezzelino da Romano in occasione della vittoria dei Ghibellini sui Guelfi, e altri ancora al tempo di Cangrande della Scala, quando ogni anno a maggio, in occasione della festa della traslazione del corpo di San Zeno, sul sagrato della Basilica del Santo Patrono si svolgeva una grande fiera, con canti, balli e festeggiamenti di ogni tipo.
Il Papà del Gnoco: impossibile non amarlo
Sospeso nel 1900 e ripreso nel 1923 per volontà di alcuni studenti, con tanto di elezione della Reginetta di Verona, il Carnevale veronese è, ad oggi, una festa fortemente sentita in città scaligera, la cui maschera protagonista in assoluto, istituita nel 1949, è il Papà del Gnoco. Nato nell’antico quartiere di San Zeno, il Papà del Gnoco è rappresentato come un uomo anziano, rubicondo e con una lunga barba bianca, vestito di broccato nocciola e mantello, con una tuba rossa dalla quale penzolano dei sonagli ed è tradizionalmente eletto dagli abitanti del quartiere. Re del Bacanal, egli impugna il suo scettro, una grande forchetta dorata in cui è infilzato uno gnocco di patata, e si muove a cavallo di una mula, dispensando caramelle ai bimbi e porzioni di gnocchi conditi con sugo al pomodoro o pastissada de caval agli adulti, aiutato dai suoi servitori (i gobeti o macaroni). È tuttora usanza a Verona e in provincia, nel giorno del Venardì Gnocolàr, mangiare a pranzo un piatto di gnocchi fatti in casa.
Se vi trovate a Verona nell’ultima settimana di Carnevale, vi suggerisco di non perdere l’occasione di assaggiare un buon piatto di gnocchi tipici e immergervi nell’atmosfera di festa della città. Impossibile resistere, in questo periodo, al richiamo delle pasticcerie addobbate a festa: una dolce pausa con frittelle e galani è d’obbligo, prima di proseguire la vostra visita delle bellezze veronesi.