Cangrande della Scala
- REDAZIONALE
Se il Medioevo veronese fosse un film, il protagonista indiscusso sarebbe Cangrande della Scala. Avete presente Braveheart, in cui William Wallace-Mel Gibson impersona l’orgoglio scozzese? Ecco, Cangrande è l’immagine dello spirito veronese. Chi potrebbe interpretarlo oggi, forse Chris Hemsworth, o Ryan Gosling? Se avete qualche idea, si accettano suggerimenti!
Il prestigio scaligero
Il signore di Verona per eccellenza, grande condottiero ed esponente più celebre della famiglia Della Scala, era il terzogenito di Alberto I Della Scala, fratello di Alboino e Bartolomeo. Lo stemma di questa illustre famiglia, sotto la cui guida il Comune medievale di Verona conquistò grandezza e prestigio, si trova ovunque in città: nelle cancellate delle Arche Scaligere, nei palazzi, questo simbolo di un passato glorioso è ancora oggi molto amato e adottato, ad esempio dalla squadra di calcio di Verona, l’Hellas, e anche da molti realtà commerciali.
Figura emblematica e di grande fascino, Can Francesco, detto Cangrande, è stato il condottiero che ha portato Verona a essere la città guida della fazione ghibellina all’epoca dell’imperatore Enrico VII di Lussemburgo, che sul letto di morte, nel 1313, aveva raccomandato la difesa dell’impero proprio al signore di Verona. Lo scaligero, del resto, aveva dimostrato fin dall’infanzia una naturale attitudine al comando e alla politica, con doti militari fuori dal comune, che gli hanno permesso di condurre le truppe veronesi in battaglia sin da quando aveva quattordici anni.
Un destino di grandezza
Dapprima signore di Verona insieme al fratello Alboino, Cangrande è rimasto solo nella guida della città nel 1311, alla morte del fratello, ed è da quel momento che la sua grande personalità ha potuto esprimersi a trecentosessanta gradi, regalando alla città di Verona una delle sue stagioni più prospere e grandiose, fulcro degli equilibri di potere dell’Italia settentrionale e centro culturale di riferimento di tutto il Bel Paese. L’amato scaligero ha sviluppato intorno a sé una corte ricca e sfarzosa, richiamando in città intellettuali, artisti e letterati di quel tempo, uno su tutti Dante Alighieri, che nella ghibellina Verona ha passato gran parte del suo esilio, ospite dell’amico Cangrande, al quale ha dedicato la terza cantica della sua Divina Commedia. Anche Giotto pare abbia soggiornato a Verona e, secondo il Vasari, avrebbe dipinto alcuni affreschi nei palazzi scaligeri e un ritratto di Cangrande. Purtroppo non è rimasta alcuna testimonianza di tutto ciò, possiamo solo immaginare la grande bellezza di queste opere perdute.
La morte avvolta nel mistero
Cangrande morì a Treviso nel luglio del 1329, poco dopo aver conquistato la Marca Trevigiana, e le cause della sua morte, all’epoca interpretate come una malattia intestinale, restano tuttora un mistero. Essendo morto giovane e in piena salute, c’è da sempre chi pensa ad un avvelenamento e questa tesi ha trovato supporto nelle ultime scoperte del 2004, anno in cui il corpo di Cangrande è stato riesumato per l’autopsia.
L’arca di Cangrande si trova sul portone d’entrata della Chiesa di Santa Maria Antica e la statua equestre originale che la sormontava si può oggi ammirare al Museo di Castelvecchio.
"Un vigoroso baldacchino ad arco è sostenuto da due colonnine sporgenti, e in cima al tetto è la statua del cavaliere sul suo cavallo da battaglia; il suo elmo, munito d'ali di drago e coronato dalla testa di cane, gettato sulle spalle, e il largo drappo blasonato fluttuante all'indietro dal petto del cavallo è disegnato dall'antico ignoto artista con tale aderenza alla realtà che sembra ondeggiare nel vento, e la lancia pare agitata dal cavaliere e il suo cavallo di marmo sembra continuare ad accelerare il passo per lanciarsi in una carica più rapida e impetuosa, mentre le nuvole, argentee corrono dietro ad esso nel cielo." (John Ruskin, The Stones of Venice)
I valori di Verona
Cangrande è il personaggio che più di ogni altro simboleggia lo splendore e la grandezza del passato veronese, un personaggio al quale la città rimane molto affezionata, simbolo del suo valore e della sua magnificenza, emblema di quella saggezza e di quell’onore che erano, sono e saranno sempre i valori di Verona.