L'Adige
- REDAZIONALE
Il fiume Adige attraversa Verona ed è all’interno della sua ansa che sorge il nostro centro storico. Oggi vi porto a scoprire la storia e i segreti di questo fiume, fin dall’epoca romana elemento protagonista dello sviluppo della città. La sua morfologia ha infatti permesso l’urbanizzazione dell’area in cui sorge Verona, con le mura, le fortificazioni e i sampietrini che ancora oggi caratterizzano il centro storico.
(H2) Un fiume che accarezza due regioni (H2)
Da dove ha origine il fiume veronese?
Le sorgenti dell’Adige si trovano in una valle di origine tettonica, scavata e lavorata dai ghiacciai, che ha trovato uno sbocco sulla piattaforma calcarea delle Prealpi Venete e del Monte Baldo. I suoi 416 km di lunghezza hanno inizio al Passo del Resia per poi sfociare a Chioggia, attraversando le province di Bolzano, Trento, Verona, Padova, Rovigo e Venezia. La presenza del fiume Adige ha reso possibile la formazione della Pianura Padana, grazie al trasporto nei secoli di detriti dalle montagne che, sedimentandosi, hanno creato questa immensa terra fertile e rigogliosa, che si estende tra Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia - Giulia.
(H2) L’alluvione del 1882 (H2)
Era il settembre del 1882 quando gli argini dell’Adige hanno ceduto in vari punti a Bolzano e a San Michele all’Adige: la terribile inondazione che ne è scatenata ha coinvolto la parte settentrionale della città di Trento, la nostra Verona e il Polesine.
In città possiamo ancora trovare i segni e le ferite della tragedia, testimoniati dai cartigli in pietra posizionati in città nei luoghi in cui l’acqua aveva raggiunto livelli molto alti. Alcuni esempi di questi cartigli si possono osservare a San Lorenzo, ai Filippini, in via Sottoriva, a Porta Borsari e in Piazza dei Signori. Il 17 settembre oltre i due terzi di Verona era sommersa dall'acqua e le barche non riuscivano nemmeno a passare sotto gli archi di Porta Borsari. A Ponte Pietra l'acqua aveva raggiunto l'altezza di 4 metri e 50 sul segnale di guardia, mentre la stima della velocità della corrente era di 20 km/h.
Tra tutte le città della provincia di Verona solo Zevio fu risparmiata dall’alluvione ed è da questo episodio che nasce il racconto del terzo miracolo operato da Santa Toscana, visibile anche da una quadro conservato nella chiesa parrocchiale. Nella notte tra il 20 e il 21 settembre il paese si era radunato a pregare la Santa, la quale ha esaudito le invocazioni e ha salvato la cittadina dalla piena del fiume Adige. Ancora oggi Zevio celebra la Santa non solo il 14 luglio, giorno della sua nascita celeste, ma anche il 20 settembre.
(H2) L’Adige secondo Berto Barbarani (H2)
“Voria cantar Verona, a una çerta ora / de note, quando monta su la luna:
quando i boschi che dorme el par che i cora / dentro sogni de barche a far fortuna drio a l’aqua de l’Adese, che va / in çerca de paesi e de çità…"
Con queste parole inizia il brano “Voria cantar Verona”, un inno all’amore per la città che scrisse Berto Barbarani, uno dei più celebri poeti veneti del Novecento. Nato a Verona nel 1872, raccontava la nostra amata città utilizzando versi in dialetto veronese, caratterizzati da un tono malinconico. ed evocativo, quasi crepuscolare.
Curiosità storica
Il “Poeta che cantava Verona” fu anche grande amico del pittore Angelo Dall’Oca Bianca e del drammaturgo Renato Simoni, suoi concittadini. Il suo ricordo oggi è ancora vivo nei veronesi anche grazie alla sua statua bronzea posta all’inizio di Piazza Erbe, in cui il poeta è rivolto verso il centro della piazza stessa, guardando quella statua di Madonna Verona che rappresenta la veronesità tanto celebrata nelle sue poesie.
(H2) Il ponte Pietra (H2)
Facciamo un lungo salto indietro nel tempo, a quando Verona è diventata colonia latina nell'89 a.C. e la città, fino a quel momento costruita su Colle San Pietro, è stata spostata all'interno dell'ansa dell'Adige secondo i rigorosi schemi ortogonali romani. Proprio questo grande popolo e la sua infinita capacità ingegneristica hanno donato al ponte l’elemento che ancora adesso lo caratterizza: al centro del ponte è posizionato un grande foro tondeggiante e proprio questo spiega come mai tra tutti i ponti di Verona sia l’unico rimasto in piedi dall’epoca romana nonostante le numerose alluvioni.
Il foro serve infatti per far defluire l’abbondante acqua.
Ponte Pietra ha subito però una grave ferita il 24 aprile 1945, quando alla fine della Seconda Guerra Mondiale è stato fatto saltare dai soldati tedeschi in ritirata. L’esplosione è stata devastante e solo l’arcata verso la città era rimasta intatta. Il professor Pietro Gazzola però, nominato soprintendente ai monumenti di Verona e incentivato dall'intera opinione pubblica, ha scelto di ricostruire il ponte “com'era e dov’era”. E’ stato un grandissimo lavoro di collaborazione tra storici, archeologi, ingegneri, docenti universitari e diversi altri esperti e tecnici, in particolare del celebre architetto veronese Libero Cecchini.
Non fatevi mancare una passeggiata sul Lungadige di Verona. Io adoro partire da Lungadige Panvinio e, una volta attraversato il Ponte Garibaldi, seguire il corso del fiume lungo Lungadige Sangiorgio, costeggiandolo sulla sua riva sinistra. Soprattutto nel fine settimana troverete tanti veronesi a passeggio, i bambini che rincorrono i gabbiani e i cani che si annusano da lontano. Mi viene sempre in mente la scena iniziale de "La Carica dei 101". Seguite il fiume con lo sguardo e scorgerete un sacco di volatili, come le anatre, i cigni e i gabbiani, che adagiati sulle acque sembrano ballare un valzer.
Se poi volete immergervi appieno nella natura fluviale, il Parco dell'Adige è quello che fa per voi!
L'Adige è parte di Verona e parte dei veronesi: una città è tante cose, anche il suo fiume.